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Guido suonava il violino

Un monologo teatrale tutto al femminile, che si dipana come un racconto giallo e assume le misteriose atmosfere di un thriller a carattere storico.

Liberamente tratto dal racconto “Un violino” di Nicoletta Fasano

Testo e regia di Patrizia Camatel

con Elena Formantici

Luci e progetto sonoro Tiziano Villata

oggetti scenici Agnese Falcarin

casa degli alfieri / ARTEPO (ARchivio TEatralità POpolare)

in collaborazione con ISRAT – Istituto per La Storia della Resistenza e della Società Contemporanea di Asti

Un vecchio violino entra prepotentemente nella quotidianità di una donna, ricercatrice di professione, costringendola ad abbandonare il suo rassicurante, scientifico metodo di indagine e chiedendole di dedicarsi, anima e cuore, alla ricostruzione di una storia da salvare dall’oblio.

Quel violino uscito dalla polvere di una cantina pare dotato di volontà propria: stride, geme, chiama con veemenza e ottiene ascolto. E racconta la vicenda di una famiglia ebrea sfollata ad Asti al tempo delle leggi razziali e della guerra, con gli immancabili risvolti di sradicamento, discriminazione, deportazione.

Attraverso un sofferto percorso di ricerca, specialmente dentro se stessa, la ricercatrice comprenderà che ritrovare il nome del proprietario del violino è affermare la sua esistenza: un atto di resistenza contro il sistema concentrazionario nazifascista, progettato per annientare, spersonalizzare.

Chi sono i “sommersi”, chi i “salvati”, allora come oggi? Chi i complici? Quali i giusti? Dove si colloca la protagonista stessa, nel suo mettersi in gioco – donna ed essere umano prima ancora che investigatrice – per svelare la verità intorno a questa vicenda?

Una storia sulla Shoah, certamente, ma il nodo centrale qui non è il lager, piuttosto ciò che l’ha preceduto: la vita delle singole persone, con le loro gioie, miserie, speranze, scelte, legami. Cittadini italiani, perfettamente integrati nel tessuto sociale, da un giorno all’altro divenuti “senza Stato”, espulsi dalla loro patria senza avere colpe e senza ricevere spiegazioni, mandati alla morte senza fare rumore, se possibile.

In questo l’immane tragedia che ha colpito il popolo ebraico e non solo, continua ad essere tristemente attuale, benché – o poiché – altre tragedie dell’odio razziale o religioso, altri sterminii si siano susseguiti, da allora ad oggi. Segno che la vigilanza non può mai essere abbassata.

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